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HO ESULTATO DI GIOIA – Natale 2013

HO ESULTATO DI GIOIA

Lettera per il Natale 2013

Dio visita il suo popolo

C’è coscienza in un bambino prima della nascita?
Non so dire, amici miei, eppure mia madre mi ha sempre raccontato la storia, che ora vi riferisco.
Un giorno, mentre io ero nel ventre di Elisabetta, giunse a casa di Zaccaria, mio padre, inattesa, la visita di Maria, cugina della mamma.
Fu un momento di grande gioia per la famiglia intera. Io non potevo certo sapere cosa stesse succedendo… eppure – riferiva sempre mia madre – appena la dolce voce di Maria giunse alle orecchie di Elisabetta, nel suo grembo io ho esultato di gioia!
Fu quasi un sobbalzo, diceva lei. Un sussulto chiaro e ben percepibile. Un movimento imprevisto, che lasciava percepire quasi un passo di danza: la gioia di quell’incontro doveva necessariamente esprimersi.
Fu una sorpresa anche per mia madre, che avvertì il movimento improvviso nel suo grembo e la sensazione di gioia che pervadeva tutte le sue membra: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?” furono le sue parole, sgorgate dal cuore “ecco – continuò, mossa dallo Spirito – appena la voce del tuo saluto è giunta alle mie orecchie, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo!”

Amici miei, io penso che questo avvenimento abbia significato molto per la mia vita: tutto in me è stato orientato a Lui, tutto in me è diventato preparazione all’incontro con Colui che è il Salvatore del mondo!
Zaccaria, mio padre, era ancora muto e non poté proferir parola in tale occasione.
Parlò qualche mese più tardi, allorché, subito dopo il mio apparire al mondo, mi fu dato il nome di Giovanni. La sua lingua si sciolse e, rivolto a me, profetò: “E tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade!”

Ecco, questa è stata la mia missione: andare avanti, precedere il Figlio di Dio, annunziare al mondo la sua venuta, preparare nel cuore della gente la via del Signore! E tutto all’insegna della gioia, fin dal primo incontro!

Nel deserto preparate una via

Sono passati trentanni dal nostro primo incontro, avvenuto nel grembo delle nostre madri.
Sulle sponde del fiume Giordano io annunziavo la parola, invitavo a conversione, amministravo un battesimo per il perdono dei peccati. Tanti arrivavano là per farsi battezzare: una folla di peccatori, di povera gente. Anche alcuni infiltrati dei sacerdoti e dei romani arrivavano per controllarmi: temevano potessi avviare una rivolta di popolo. Ed io continuavo ad annunciare, senza timore.

Lo Spirito mi aveva condotto nel deserto per lunghi anni.
La solitudine, la preghiera incessante, la meditazione, l’esperienza dell’aridità e il silenzio del deserto avevano plasmato la mia mente ed il mio cuore. Avevo compreso, nelle lunghe giornate assolate e nelle fredde notti sotto un cielo magnificamente stellato, la mia missione: sarei stato il Precursore. Avrei concluso l’esperienza profetica dell’Israele antico, per iniziare qualcosa di enormemente nuovo. Io avrei portato l’annuncio di quel Dio che veniva a visitare il suo popolo.

Occorreva fare breccia nei cuori.
Si sa, tutti accorrono se si promettono miracoli. Tutti ti ascoltano se proponi una religione semplice e consolatoria. Se poi fai capire che verranno abbattuti i tiranni e che per tutti ci sarà benessere e magari anche soldi, la festa è fatta!

Ma quel Dio, che io mi sentivo chiamato ad annunziare, era diverso. Un Dio che parla al cuore, che chiama a conversione. Un Dio che vuole la giustizia e il rispetto delle persone. Un Dio che non accetta compromessi con il potere e con qualunque forma di male. Un Dio per il quale occorre decidersi e attuare una scelta di campo: non il Dio delle mezze misure o delle promesse disattese.

Questo Dio io annunziavo con foga sulle rive del fiume. Annunziavo, gridavo, a volte inveivo anche contro le ingiustizie: “Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di potervi sottrarre al castigo incombente su di voi?”. Era una delle mie frasi preferite.

Sentivo un fuoco ardere dentro di me, lo sprigionavo attraverso la mia bocca. Uscivano parole roventi, che toccavano i cuori. E, nonostante la severità del mio giudizio e delle mie invettive, la gente accorreva ad ascoltarmi. La mia missione si stava dimostrando un successo!

Ero fiero di quel Dio che stavo annunziando, e che avrebbe risistemato le sorti del mondo. Ma ero fiero anche di me…

Lo riconobbi subito, in mezzo alla folla. Era quasi mezzogiorno, il sole a picco mi imperlava di sudore la fronte. La mia lingua arsa per la sete ancora non era stanca di gridare gli inviti a conversione.

Egli venne verso di me: passava tra la folla di pezzenti e peccatori, non si curava del disagio di essere considerato uno di loro. Venne verso di me con lo sguardo sereno e profondo, con il volto mite di un amico, con il sorriso di uno che si sente atteso ed amato. Il suo incedere annunziava solennità e semplicità ad un tempo.

La folla si aprì istintivamente e Lui, con totale naturalezza, si inginocchiò dinanzi a me.

“Io non sono degno… Io devo essere battezzato da te!”

Il suo sguardo silente non consentì replica… Lo battezzai, con mano tremante.

“Tu sei il Figlio mio, l’Eletto. In Te mi sono compiaciuto!”

La voce dal cielo, lo Spirito che discese su di Lui, furono i segni di questa grandiosa teofania, di cui io fui testimone. Dio era in mezzo a noi, Dio era con noi!

 

Seguite Lui!

 

“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!”

Era giunto il momento: dovevo orientare le folle a Lui. Anche gli amici più cari dovevano seguire Lui. Per questo ero venuto nel mondo: per annunziare la sua venuta, per disporre i cuori ad accogliere la sua presenza. Ero stato chiamato per indicare che l’Agnello di Dio, Colui che toglie il peccato del mondo, stava per arrivare. Avevo svolto il mio compito. Ora Lui doveva crescere, io diminuire!

Fu grande la mia gioia nell’incontro. Fu sereno il mio distacco dai discepoli, anche da quelli più cari ed affezionati.  Il cuore certo soffriva un po’, eppure sapevo che era necessario questo addio: non dovevano attaccarsi a me, ma diventare discepoli suoi.

“Seguite Lui” ripetevo a tutti.

Maestro mio, Cristo: ho ancora nel cuore il ricordo di quell’incontro, di quel battesimo, di quel tuo sguardo. Maestro mio: che sarà ora di me? Sono vissuto per questo momento, ed ora quale strada percorrerò? Aiutami a comprenderti… aiutami a capire!

Questi furono i miei pensieri in quella fase della mia vita.

Vennero i soldati di Erode. Giunsero presso il Giordano e, senza tanti convenevoli, mi incatenarono e mi prelevarono. Fui condotto nella fortezza del Macheronte, prigioniero senza sapere perché.

Pur incatenato gridavo, facevo strepito, denunziavo il male del mondo, la corruzione dei potenti e della stessa corte di Erode.

Il fuoco dello Spirito ancora ardeva nel mio cuore e non potevo tacere. Anche un po’ di rabbia e di frustrazione poco a poco serpeggiava nel mio cuore.

Erode mi ascoltava, con volto perplesso ed inquieto. Le mie parole roventi toccavano il suo cuore.

A volte lo vedevo sconvolto, eppure ogni giorno veniva ad ascoltarmi.

Sei tu colui che dobbiamo attendere?

Sentii parlare di Gesù. E fu la prova più dura.
Mi raccontarono di Lui, mentre ero prigioniero.

Un uomo mite, un pellegrino di pace, un messaggero di bene e di un facile irenismo. Non gridava, non si arrabbiava con nessuno, non denunciava a voce forte il male, annunciava che il Regno di Dio era giunto. Ma non aveva certo i tratti del Dio forte e nemico dei dominatori di questo mondo, che io avevo profetizzato. Non denunciava le ingiustizie come pensavo avrebbe fatto. Non rovesciava i potenti dai loro troni per innalzare gli umili…

Chi era allora questo Gesù? Mi tornava alla mente il suo volto, quel giorno presso il Giordano.  Mi ero forse sbagliato? Avevo forse preso un abbaglio incredibile?

Chi sei o Gesù? Sei il mio maestro? Sei il Cristo e il Salvatore, o uno dei tanti predicatori, sedicenti Messia? Il buio fu totale. Potevo aver errato in maniera così clamorosa? Potevo aver fallito una missione tanto importante? Eppure, quel giorno, il mio cuore aveva esultato nel grembo della madre. Eppure presso il fiume sentii le mie membra pervase dalla pace messianica. Si, Dio aveva visitato la mia vita.

Ed allora, perché adesso il buio, il silenzio, la crisi totale?

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”  Così mandai a dire a quel Gesù.

“I morti risuscitano, i ciechi vedono, i sordi odono… ed ai poveri è annunziata la Buona Novella!” Ai poveri… cioè a coloro che si lasciano raggiungere da Dio. A coloro che hanno il coraggio di mettere da parte la loro idea di Dio. A quelli che seguono e non precedono Dio. A quelli che agiscono diversamente da me.

Ho capito, Gesù. Io avevo una idea di te, volevo che tu fossi come io pensavo, come desideravo. Un Dio secondo i miei schemi e progetti. Un Dio a mia misura.

Ma tu sei un Dio differente, innovativo. Sei il Dio misericordioso e forte nella capacità di amare. Sei il Dio che vince con l’irruenza del perdono, non con la violenza delle parole o dei gesti. Sei il Dio che converte i cuori e che offre speranza.

E sei anche il Dio che accetta la lentezza di quanti fanno fatica a credere in te. Già alla tua nascita accettasti di essere rifiutato, e mai smettesti di amare.  Nascesti nella povertà, offrendo amore anche a chi ti aveva rifiutato. Accettasti l’esilio, pur di poter toccare il cuore del mondo e di offrire salvezza.

Sei grande, Dio, che in Gesù, mio cugino, ti sei reso presente al mondo!

Tutto per Te, maestro mio!

 

Ho capito quello che vale, Cristo mio maestro!
Ho compreso la via della verità e della pace!

Ho fatto esperienza di annuncio, di profezia. Ho maturato la convinzione che la verità va detta, sempre, con coraggio, anche quando si rischia personalmente.

Occorre oggi più che mai essere profeti, ma non di sventura, bensì di speranza. C’è bisogno di gente che sappia annunziare il bene, sappia agire bene, sappia pensare in positivo.

Occorre che i discepoli del Maestro, in ogni epoca, abbiano il coraggio di annunziare la sua Parola, sappiano testimoniare il suo amore, si impegnino a portare ovunque la gioia della sua presenza. Non devono aver timore dei giudizi del mondo: rischierebbero di soffocare la vitalità del Vangelo! Il mondo ha bisogno di sentire parlare di Dio, del Dio di Gesù Cristo, di quel Dio che è bontà e misericordia!

Il mondo desidera vedere il sorriso di Dio!

Ho imparato, in secondo luogo, che dopo aver svolto la mia missione, devo sapermi ritirare, devo farmi da parte, in modo che prevalga la Parola annunciata. Lui deve crescere, io diminuire. Ogni discepolo di Gesù deve far così, tutta la comunità dei discepoli deve agire in questo modo.

Questa è la missione dei credenti di sempre: portare a Lui ogni fratello! Questo è il dono più grande che possiamo fare ai nostri fratelli: far loro conoscere l’amore di Dio!

Condurre a Dio il mondo e diffondere nel mondo la presenza di Dio! E magari far tutto questo con gesti umili e nascosti di amore, di carità, di impegno per il bene del prossimo…

Infine ho compreso che il Dio di Gesù Cristo è diverso da come pensavo! In qualche momento della mia vita ho desiderato precedere il Maestro, non seguire la sua strada.

Ora sono ritornato al rango di discepolo. Ora ho compreso che la vita di fede è scoprire ogni giorno di più i tratti del volto di Dio. Ed ogni giorno è nuovo. Ed ogni giorno Egli riesce a sorprenderti!

Egli solo è capace di farti esultare di gioia!
Aiutami ancora, o mio Maestro, a seguire Te, da vero discepolo.
Aiutami a ricercare, ogni giorno di più, di comprendere chi sei, di conoscere il tuo volto.
Rendimi tuo servitore e testimone, fino alla fine.
Fa’ che io sappia indirizzare a Te ogni fratello, anche chi mi fa del male, indicando sempre e comunque la via che conduce a Te.
Fa’ che tutti aprano il loro cuore a Te, accolgano in Te l’amore di Dio, vivano nella pace: così costruiranno la civiltà dell’amore!
Grazie, o Cristo, che sei venuto a visitare il nostro mondo.
Grazie perché ci hai insegnato che tutti in Te siamo figli amati da Dio.
Grazie perché hai fatto rifiorire la speranza nel mondo.
Ora la mia missione è compiuta: tutto per Te, maestro mio!

 

Giovanni, detto il Battista.

 

Preghiera

Dio della vita,
che sei entrato nella nostra storia, per essere il Dio con noi,
aiutaci a riconoscere i segni della tua presenza.

Dio della pace,
che hai riunito i popoli dispersi,
insegnaci la via della giustizia,
la strada della vera solidarietà,
e concedi al mondo giorni di pace.

Dio della gioia, che rallegri i cuori dei tuoi figli,
dona a tutti gli uomini la gioia di accogliersi, amarsi e rispettarsi.

Dio dell’amore,
che ci hai amato fino alla fine,
insegnaci la bellezza di una vita che si fa dono,
di un’esistenza che diventa servizio.

Dio che ti sei mostrato a noi come un bambino,
aiutaci ad accogliere tutti i piccoli ed i poveri di questo mondo,
nel tuo nome.

Dio che ti sei fatto nostro fratello,
insegnaci a camminare insieme, da veri fratelli,
prendendoci cura gli uni degli altri.

Dio, apparso in mezzo a noi nella notte di Betlemme,
illumina la nostra strada, aiutaci a camminare verso di te,
per vivere con te nell’eternità.