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La strada non presa … Natale 2016

diario di un ribelle Natale 2016

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Natale 2016
Un’antica leggenda narra di un quarto uomo, inizialmente aggregato al gruppo dei Magi, mai giunto a Betlemme.
Sull’identità e sulla storia di questo personaggio non si conosce alcunché. Tuttavia la sua reale o presunta vicenda ha concesso spazio ad innumerevoli congetture.
In vista del Natale ho provato ad attribuire
a questo pellegrino misterioso
i tratti di tanti amici e conoscenti,
che per vari motivi hanno scelto un’altra strada.
Ho ricordato in particolare…
chi se ne è andato sbattendo la porta;
chi per vari motivi si è sentito allontanato dalla comunità;
chi ha cercato a lungo e non ha mai trovato motivi per credere;
chi non si pone per nulla il problema di Dio;
chi si sente ferito dalla vita e perciò non crede;
chi chiede aiuto e non lo trova;
chi ha tutto e non ha bisogno di Dio.
Ogni persona del racconto, dal protagonista
a tutti coloro che vengono da lui incontrati,
corrisponde a volti concreti, incrociati nel mio cammino.
A ciascuno di loro dedico in particolare l’augurio di quest’anno, con la speranza che nel cuore di ciascuno di loro
rimanga un po’ di salutare nostalgia di Dio!
Buona strada e Buon Natale!
don Andrea

La strada non presa
diario di un ribelle

In cammino seguendo la stella
Non sono una “pecorella” e non sono “smarrita”.
Sono uno che, consapevolmente, ha scelto di intraprendere una strada differente.
Eravamo un gruppo di Magi, esperti in astronomia e nello studio di testi antichi. Avevamo visto sorgere una straordinaria stella, scrutando incessantemente il cielo, nelle lunghe notti oscure delle deserte lande d’Asia. Ci siamo messi in cammino per andare incontro al nuovo sovrano, colui che era profetizzato dai nostri antichi veggenti ed atteso da tanta parte dell’umanità.
Abbiamo preso con noi grandi ricchezze, per rendere il giusto omaggio a colui che era ritenuto un figlio di dèi.
Tutto procedeva bene; lunghi giorni di cammino sulle antiche vie d’Oriente; lunghe notti a rimirare il cielo per trarre nuovi presagi.
Ed infine la stella indicò chiaramente la strada verso la regione di Giuda, quindi scomparve. Era chiaro che la direzione era definita. Si trattava a questo punto soltanto di trovare il luogo concreto nel quale fosse nato questo principe.
Dopo un breve consulto, gli altri magi decretarono che sarebbe stato necessario andare a cercare il neonato Re a Gerusalemme, la città più significativa per tutta la zona, il luogo
della religione del Tempio, il centro del potere politico ed economico di tutta la regione. E ovviamente, giunti in città, sarebbe stato opportuno rivolgersi al sovrano in carica, quell’Erode il Grande, che da tempo regnava e che tanto di sé faceva parlare nelle corti d’Oriente.
A quel punto iniziò la mia crisi. Questo consulto tra i magi annebbiò la mia mente e determinò in me uno stato di enorme confusione.
Con reiterati e insistenti tentativi gli altri compagni di spedizione cercavano di ridurmi a miti consigli e di incoraggiare il mio proseguimento del cammino.
Tutto fu inutile: decisi di abbandonare il gruppo. Non mi garbava più la visita ad un re come tutti gli altri. Non potevo accettare di venerare un figlio di dèi e di andarlo ad incontrare in un palazzo reale, nel centro del potere e della corruzione. No, un essere trascendente, venuto nella nostra storia, insediato su un trono aureo non era il re che cercavo. Di ignobili esseri ambiziosi, accecati dalla bramosia dell’avere e del dominare, il mondo già è pieno. Se il cielo ne ha inviato un altro… beh a me non interessa; non sarò certo io a baciargli i piedi!
Ho preferito la libertà al servilismo meschino ed interessato.
Ho preferito la dignità del mio essere uomo al misero inchinarmi al cospetto di un sedicente re, feticcio di una collettività sognatrice di gloria terrena, non assetata di verità.
Ho scelto di andare a mendicare altrove la verità, non nei corridoi rilucenti dei palazzi, bensì per le strade polverose di questo mondo.
I motivi della ribellione
Avevo nel cuore una miriade di questioni non risolte. Domande di senso, interrogativi circa il mio futuro, tormenti interiori di ogni genere..
Perché sono nato? Perché vivo? Dove è diretto il mio destino?
Che cos’è la libertà? Sono realmente un uomo libero?
Perché nel mondo c’è il male? Che cos’è la verità?
Come posso cambiare il mondo? Che cos’è l’amore?
Cosa c’è dopo la morte?
Tutti questi interrogativi e molti altri affollavano la mia mente. L’idea di andare in una grande città, corrotta e dominata da interessi di parte, e di recarmi in un palazzo reale ad esporre a un sedicente sovrano i miei quesiti, era fallimentare in partenza.
Oltre ai miei dubbi, nel mio cuore c’erano desideri grandi. Sapevo e credevo fermamente di voler lasciare un contributo positivo a questo mondo. Non avrei potuto mai prostrarmi a un re terreno!
Un re come tutti gli altri, un rampollo di nobile casata, un bambino viziato di sangue blu… cosa sarebbe mai servito all’umanità e a me personalmente?
Non avevo certo bisogno di un sovrano di questo genere.
Mi incuteva immensa paura l’idea di un figlio di dèi che privasse i suoi del grande dono della libertà. Un dio dei ricchi e dei potenti, che avrebbe governato con la forza e da vero despota. Un dio che avrebbe decretato leggi e divieti, minacciato condanne e punizioni. Un signore delle milizie, che avrebbe
sottomesso i popoli con la forza, dicendo poi che di guerra santa si tratta.
Un personaggio simile non era proprio necessario!
Temevo un neonato re che, spacciandosi per dio, avrebbe potuto togliere la gioia al mondo, avrebbe spento la fantasia, limitato la speranza. Un dio di questo genere avrebbe privato l’umanità del suo respiro.
Io ritenevo di essere una persona intelligente, ovviamente nella media, e proprio per questo mi sentivo sempre assetato di nuove conoscenze, desideroso di scoprire il mondo, di vedere e di fare nuove esperienze. Non ero in grado di accettare l’idea che qualcuno potesse anche solo lontanamente condizionare il mio pensiero, limitare la mia sete di conoscenze, imbrigliare la mia intelligenza e costringermi a tenere la mente incarcerata nella sua volontà.
Poi mi infastidiva il fanatismo religioso di alcuni componenti del gruppo. Abili nel macinare incomprensibili orazioni, apparentemente puri ed impeccabili come colombe, predicatori instancabili di una obsoleta moralità; conoscevano a perfezione le scritture sacre e le usavano per sottomettere e minacciare la povera gente, preannunciando fantomatici castighi divini. Nella realtà essi erano avidi di potere e successo, avari e attaccati ad ogni bene di questo mondo, superbi ed invidiosi, adulatori di tutti i potenti della terra, pur di lucrare qualche beneficio.
Se il nuovo re nasce nel centro di un potere religioso, di sicuro condividerà le idee di questi fanatici, presenti in ogni esperienza di fede. Un dio così non lo voglio.
Infine mi occupava il cuore e la mente un desiderio immenso di pace, di giustizia, di fratellanza universale, di armonia, di rispetto per i deboli… Da ognuno dei miei pori trasudava questo anelito.
Non potevo accogliere un aspirante iddio che si presentasse al mondo dal trono regale di un palazzo terreno. Non potevo assoggettarmi ad un nuovo tiranno. Neppure potevo accettare un dio dei divieti, delle norme morali e dei castighi.
Scelsi un’altra strada. La via della lealtà alla mia coscienza. La via della libertà. La strada della verità. E, lo speravo, anche la strada dell’amore.
Direzione Nord
Fu difficile staccarmi dai miei amici.
Mi sentii solo e abbandonato, eppure libero.
Mi incamminai, sul dorso del mio cammello, verso nord. Seguii lunghe strade, percorse costantemente da mercanti. Varcai monti e colli, mari e fiumi. Giunsi in regioni per me sconosciute.
Arrivai presso una grande città, con mura imponenti. Tutto era bello; si respirava aria di benessere, di organizzazione e di intensa laboriosità.
Sostai in una locanda, stanco dal viaggio. Un ragazzino mi avvicinò, incuriosito dalla mia presenza e dai tratti esotici del mio volto.
Gli dissi che ero in cammino, alla ricerca della libertà, della verità, dell’amore… di un vero Dio in sostanza.
Rimase perplesso a lungo, poi scosse la testa.
“Qui stiamo tutti bene. Non abbiamo un Dio. Non ce n’è bisogno. A cosa servirebbe?
Mio padre lavora tantissimo, è sempre di corsa e non avrebbe tempo di pensare a Dio. Poi è così ricco che non ne avrebbe necessità. Io lo vedo due volte alla settimana, quando un servo viene a prendermi e mi porta da lui e dalle sue donne.
Mia mamma vive con un uomo d’affari, sempre in giro per il mondo. Lei è spesso triste, e mi dice di non pensare alle favole, ma di impegnarmi, di studiare e di sfruttare bene la mia età giovane. Dice che devo costruirmi il mio futuro, essere il dio di me stesso. E di pensare che un domani potrei avere tanti soldi… non importa come riuscirò a procurarli. Con i soldi potrò fare di tutto e realizzare ogni desiderio.
Io non ho mai visto i miei genitori uniti, non hanno mai giocato con me… e io non ho mai tempo di giocare, di stare con gli amici. Devo diventare grande e importante, ricco e potente. Così sarò come Dio e non dovrò chiedere nulla a nessuno.
Secondo te quando sarò importante e ricco, sarò anche felice?”
“Non lo so, bambino. Provo tanta tenerezza per te. Ma non credo che i tanti soldi ti faranno felice.
C’è così poco amore nella tua vita…”
Verso Ovest
Riprendo il cammino e, insieme ad una carovana di viandanti seguo il corso di antiche strade. Arrivo a Occidente, dove il sole cade nell’Oceano. Lungo il cammino ho conosciuto un ragazzo di grande cultura. E’ un giovane interessato e informato, appassionato di bellezza, di storia e di arte. Conosce i segreti
della medicina degli antichi e della magia, ha studiato letteratura e comprende varie lingue. Al termine del cammino, sostiamo sulle rive dell’Oceano, di fronte ad uno scenario incantevole, mentre il sole, tuffatosi all’orizzonte, ha lasciato tutta la distesa marina tinta di amaranto.
“C’è tanta luce di sapienza nella mia mente; conosco i segreti e la storia del mondo. Eppure non conosco i segreti del mio cuore, della mia esistenza.
Di fronte all’abisso dell’Oceano, avverto un senso di immensa vertigine. La mia mente naufraga di paura e mi sento solo.
Sono malato, ho un tumore alle ossa e non c’è rimedio per me. Sembro sano, ma i miei giorni sono ormai contati. Dove andrò? Che sarà di me e della mia sapienza? Che succederà quando avrò esalato l’ultimo respiro?
La mia materia ritornerà alla terra… ma il mio cuore non accetta che sia tutto finito. Guardo le stelle, che iniziano a brillare in questo cielo che si va facendo sempre più azzurro… e mi chiedo: perché voi stelle siete eterne, e io devo così presto abbandonare questa terra? Scomparirò per sempre?
Nei miei libri non ho trovato risposta alle domande del mio animo. Essi mi hanno aiutato a scoprire la bellezza di questo pianeta: mi hanno entusiasmato. Ma non sono riuscito a leggere nel profondo del mio cuore. E non so chi ci sarà, oltre questo orizzonte estremo, a raccogliere la mia vita dopo l’ultimo sospiro.”
“Amico mio, solo una cosa ti posso dire: sono anch’io alla ricerca della verità. Io non mi stanco mai di cercare… Non stancarti neppure tu, finché respiri!”
Il grande Sud
Sono salito su una nave. Ho rischiato il naufragio e ho temuto per la mia vita. Sono giunto in una terra incredibile: immensa, varia, profumata. E’ un continente che pullula di vitalità e di speranza. Eppure è rigato di sofferenza.
Ho camminato per le vie polverose di altipiani e di vallate. Ho scalato vulcani inattivi e ho allontanato belve feroci.
Ho incontrato la fatica, il dolore, la speranza di una umanità che vuole guardare avanti.
Ho visto gente schiacciata, violata nella propria dignità, asservita ai poteri di spregiudicati dominatori.
Stanco dal cammino ho sostato presso una povera capanna, accolto da una laboriosa madre di famiglia, mentre i piccoli scorrazzavano allegri nel cortile polveroso.
“Ho un dolore immenso nel cuore. Tu vedi i miei bambini, come giocano allegri. Io ho il cuore lacerato: non so cosa dar loro da mangiare domani. Non so come nutrirli, come assicurare loro un futuro. Sono sola, non ho ricchezze, vorrei scappare di qui ma non posso. I potenti della terra passano di qui, ci derubano del poco che abbiamo e ci lasciano poveri e soli. Invoco Dio, ma non risponde…”
“Sorella, anch’io sono alla ricerca di Dio. Mi avevano detto che sarebbe nato in un palazzo di re. Non ho voluto crederci e non sono andato con i miei amici. Sono venuto nel mondo per rintracciare il vero volto di questo Dio, se è vero che c’è un Dio…
E stai certa che se un giorno lo troverò, gli parlerò di te e del tuo dolore. Non ti dimenticherò…”
Dove sorge il sole

Ho camminato a lungo, verso il lontano Oriente. Ho percorso la via della seta, incrociando mercanti e briganti. Ho trascorso lunghe notti a contemplare le stelle, disteso in solitudine, nelle immense lande deserte d’Asia. Ho incontrato i popoli più disparati, ho ascoltato storie incredibili e ho contemplato paesaggi incantevoli. Ho incontrato bambini che scappavano dalla guerra. Raccontavano di violenze e distruzioni. Parlavano di uomini malvagi e senza cuore, che seminavano morte e disperazione. E nel fare questo utilizzavano il nome di Dio. Ho ascoltato con dolore i racconti di questi fanciulli, narrati affannosamente e con le lacrime agli occhi. Ho incrociato i loro sguardi e ho scorto in loro l’abisso del dolore e dell’amarezza. “Non è Dio che vuole questo. Dio non vuole la guerra e la morte degli innocenti. Dio non può autorizzare la violenza, in nessuna forma o espressione. Se c’è veramente un Dio, faccia qualcosa! Un dio dei violenti e degli ingiusti non ci serve!” Ho continuato il cammino e ho trovato un popolo laborioso e ospitale, sorridente e intraprendente. Ho osservato la vita di quella gente, gli sguardi, i movimenti, le abitudini. Ho visto dietro ai sorrisi tanta tristezza. Ho percepito una uguaglianza divenuta uniformità. Vestiti uguali, lavoro seriale, organizzazione tanto perfetta da divenire disumanizzante, abitudini reiterate, discorsi superficiali e inespressivi. Ho esperimentato l’efficienza, coniugata con l’assenza di libertà.
Ho incontrato un popolo che lavora, produce, canta, danza, sorride, ma non ha la possibilità di esprimersi nella verità, non ha la capacità di comunicare emozioni, sentimenti, gioie, dolori, affetti sinceri e rabbia. Un popolo che incessantemente produce, ma non possiede la facoltà di decidere. Ho ascoltato tante storie, tutte uguali… Ma il Dio di cui parlano gli antichi, non dovrebbe averci creati unici, irripetibili e liberi? Ho compreso quanto è prezioso il dono della libertà! Essere liberi di pensare, di parlare, di agire, di scrivere, di desiderare, di amare… non ha prezzo! Ho sognato e desiderato una umanità libera…

La via del ritorno

Mi sono infine incamminato sulla via del ritorno. Non sapevo verso chi e verso cosa. Tuttavia, lasciandomi guidare dalle stelle, sono ritornato sui miei passi. Quasi come se una forza misteriosa mi riportasse al luogo in cui mi sono separato dai miei compagni. Forse un desiderio di chiudere una esperienza o forse cosa non so. Ho sostato presso una locanda, sospeso nei miei convulsi pensieri… Ho cercato Dio in giro per il mondo. Ho trovato il vuoto. Non c’è posto per Dio tra i ricchi, che pensano solo a correre e non sanno amare. Non c’è spazio per Dio nell’umanità lacerata da sofferenze, violenze ed ingiustizie e stremata dalla fame.
Non ha dimora Dio tra i sapienti di questo mondo, che spiegano ogni cosa, ma non il senso del nostro esistere. Non c’è Dio dove la libertà è negata e l’uomo ridotto ad un automa. E allora Dio dov’è? Chi è? Ci sarà davvero un Dio? Io vorrei un Dio che sappia amare, che ci insegni ad amare e ci aiuti a riconoscerci fratelli. Vorrei un Dio che condivida le sofferenze del mondo, che rifiuti la strada dei violenti e insegni a sperare. Vorrei un Dio vero, che indichi la verità nascosta dietro il reale e aiuti a rintracciare il senso dell’esistere. Vorrei un Dio che insegni la libertà vera, quella di essere persone autentiche, capaci di scegliere il bene per sé e per l’intera umanità. Non sono un credente… eppure dopo aver viaggiato per il mondo avverto una struggente nostalgia di Dio. Ero immerso nei mei pensieri quando avvertii un frastuono. Una carovana stava arrivando verso il caravanserraglio dove io ero alloggiato. Rimasi nella penombra della sera, attendendo il loro arrivo e cercando di comprendere i loro discorsi. Erano gli amici da cui mi ero staccato. I miei colleghi Magi. Stanchi, i visi risplendenti di una inconsueta luce. “Lo cercavamo a Gerusalemme, nel palazzo del re… e pensa un po’ dove lo abbiamo trovato!” “Chissà la reazione di Erode, quando avrà saputo che siamo ritornati per un’altra strada…” “Non hai visto la tua faccia, al nostro arrivo davanti alla capanna… eri sfigurato!”
“Fratelli, nessuno poteva immaginare quello che abbiamo visto. Se qualcuno di noi avesse avuto qualche dubbio, subito lo avrebbe scacciato. Solo un vero Dio può mostrarsi così”. “Eravamo imbarazzati con i nostri doni… eppure senza pensarci abbiamo azzeccato!” “Oro per il gran re, il vero re, colui che domina con la forza dell’amore”. “Incenso al vero Dio, colui che indica la strada della verità, della giustizia, della pace. Colui che con il suo sguardo di bambino calma le nostre ansie”. “La mirra, unguento sacro per la sepoltura, per colui che saprà con libertà scegliere la strada del servizio, fino a far dono della propria vita”. Ho ascoltato in silenzio i loro racconti, entusiasti e concitati. Ho sentito della mangiatoia, dei pastori e dell’albergo che non ha offerto accoglienza. Raccontavano dell’aura di pace che si respirava in quella misteriosa notte: un’atmosfera mai percepita prima. Soprattutto i poveri pastori, i bambini, le persone semplici arrivavano alla grotta. E tutti si riconoscevano fratelli. Ho immaginato il viso di quella donna, la madre, descritta come la più dolce del mondo intero, e lo sguardo commosso e perplesso di quell’uomo, forse il padre. E poi quel bambino… nessuno sapeva come descriverlo. Quando ci provavano scoppiavano a piangere. Ed erano lacrime di gioia, una gioia incontenibile. Che strano! Ho cercato in tutto il mondo le vestigia di Dio, ribellandomi al dio dei palazzi, dei re e del potere. Ed ora sento riferire tutto ciò che avrei desiderato incontrare.
Forse è quel bambino di Betlemme il Dio che sto cercando, quel Dio in cui non credo… ma in cui tanto vorrei credere? Forse è il Dio che può cambiare il mondo, iniziando dal cuore di chi lo sa accogliere? Non so, sono confuso… Eppure mi piaci tanto, Bambino di Betlemme. Se è vero ciò che sento dire di te, forse sarai tu il Dio di cui l’umanità ha bisogno. Io ho scelto la strada della ribellione, ed ora mi trovo al punto di partenza. Forse, caro Bambino, sei tu il vero ribelle, ribelle per amore! Tu hai sconvolto i piani dei miei amici, ed hai donato loro gioia. Tu sei ribelle verso Dio, perché ti fai piccolo agli occhi del mondo: non nella maestà divina, non nella forza, ma nella povertà estrema e nella debolezza ti manifesti agli uomini. Tu sei ribelle verso gli uomini, perché insegni loro non a pensare alle cose della terra, bensì a camminare verso Dio. Bambino di Betlemme, se decidessi di credere in te, ci sarà posto per me e per tutti i ribelli di questo mondo, nel tuo cuore, ribelle per amore?
Preghiera al Bambino Gesù

Bambino di Betlemme, tu sei il Dio onnipotente, che ha creato il cielo e la terra, eppure ti mostri a noi piccolo e indifeso; tu sei il Dio eterno, che i cieli non possono contenere, oggi ti vediamo deposto in una mangiatoia; tu sei pienezza di ogni bene, ma in questa notte sei povero, accolto dai più umili della terra. Bambino Gesù, insegnaci la via della vita: noi esistiamo perché tu ci hai chiamati a camminare in questo mondo. Insegnaci che la vita è un dono sempre, quella nostra e quella di ogni fratello. Aiutaci ad accogliere e rispettare ogni vita umana! Bambino Gesù, tu sei la sapienza eterna di Dio, aiutaci a comprendere il senso del nostro esistere, e rendici consapevoli che tu, oggi, facendoti uomo per noi, ci hai resi partecipi della tua vita divina: con te vivremo per sempre! Bambino Gesù, tu accetti di soffrire per amore. Insegnaci il valore di ogni sofferenza, e facci comprendere che ogni lacrima sarà asciugata dal tuo amore infinito. Bambino Gesù, tu liberamente offri la tua vita per i fratelli. Aiutaci a far dono della nostra vita, aiutaci a servire con gioia, donaci la grazia di camminare nella carità. Solo una vita spesa per amore sarà simile alla tua. Solo chi vive con amore su questa terra potrà vivere per sempre con te in cielo!
Dal discorso di papa Benedetto XVI durante la veglia con i giovani Colonia in occasione della XX giornata mondiale della Gioventù, 20.08.2005

Possiamo immaginare lo stupore dei Magi davanti al Bambino in fasce! Solo la fede permise loro di riconoscere nei tratti di quel bambino il Re che cercavano, il Dio verso il quale la stella li aveva orientati. In Lui, colmando il fossato esistente tra il finito e l’infinito, tra il visibile e l’invisibile, l’Eterno è entrato nel tempo, il Mistero si è fatto conoscere consegnandosi a noi nelle membra fragili di un piccolo bambino. Anche se gli altri uomini, quelli rimasti a casa, ritenevano i Magi forse utopisti e sognatori – essi invece erano persone con i piedi sulla terra, e sapevano che per cambiare il mondo bisogna disporre del potere. Per questo non potevano cercare il bambino della promessa se non nel palazzo del Re. Ora però s’inchinano davanti a un bimbo di povera gente. Il nuovo Re, davanti al quale si erano prostrati in adorazione, si differenziava molto dalla loro attesa. Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo. Qui cominciò il loro cammino interiore. Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull’uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è diverso dal potere dei potenti del mondo. Il modo di agire di Dio è diverso da come noi lo immaginiamo e da come vorremmo imporlo anche a Lui. Gesù contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo mondo
il potere inerme dell’amore, che si dona sulla Croce. Dio è diverso – è questo che ora riconoscono. E ciò significa che ora essi stessi devono diventare diversi, devono imparare lo stile di Dio. Erano venuti per mettersi a servizio di questo Re, per modellare la loro regalità sulla sua. Servendo e seguendo Lui, volevano insieme con Lui servire la causa della giustizia e del bene nel mondo. E in questo avevano ragione. Ora però imparano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di comandi e dall’alto di un trono. Ora imparano che devono donare se stessi – un dono minore di questo non basta per questo Re. Ora imparano che la loro vita deve conformarsi a questo modo divino di esercitare il potere, a questo modo d’essere di Dio stesso. Devono diventare uomini della verità, del diritto, della bontà, del perdono, della misericordia. Non domanderanno più: Questo a che cosa mi serve? Dovranno invece domandare: Con che cosa servo io la presenza di Dio nel mondo? Devono imparare a perdere se stessi e proprio così a trovare se stessi. Andando via da Gerusalemme, devono rimanere sulle orme del vero Re, al seguito di Gesù.
“Possiamo immaginare lo stupore dei Magi davanti al Bambino in fasce! Solo la fede permise loro di riconoscere nei tratti di quel bambino il Re che cercavano, il Dio verso il quale la stella li aveva orientati. In Lui, colmando il fossato esistente tra il finito e l’infinito, tra il visibile e l’invisibile, l’Eterno è entrato nel tempo, il Mistero si è fatto conoscere consegnandosi a noi nelle membra fragili di un piccolo bambino”. Benedetto XVI